Le conferenze di Zimmerwald e Kiental e l’opposizione alla Grande guerra
La mostra di cui ci accingiamo a dare conto, Le conferenze di Zimmerwald e Kiental e l’opposizione alla Grande guerra, è la terza organizzata nell’arco degli ultimi anni dal Centro Filippo Buonarroti di Milano, in collaborazione con il Centro di documentazione Logos di Genova.
L’iniziativa è stata preceduta dalla mostra sulla resistenza operaia al nazismo a Berlino (Resistenza operaia a Berlino 1942-1945) e da quella allestita in occasione dell’ottantesimo anniversario della guerra civile spagnola (Guerra civile spagnola 1936-1939).
Episodi diversi del ‘900 ma che hanno in comune il fatto che pur avendo particolare rilevanza storica e politica sono vicende poco note a gran parte del pubblico italiano.
A Zimmerwald nel 1915 e a Kiental nel 1916 si incontrarono e si confrontarono uomini e idee del socialismo europeo che nonostante le diversità strategiche si proponevano di porre fine ad una guerra di cui denunciarono la natura imperialistica.
Una guerra preceduta e preparata dai conflitti che da tempo contrapponevano le potenze economiche dominanti per la spartizione dei territori asiatici e africani, per la conquista di nuovi mercati e materie prime.
Eppure agli occhi di gran parte dei dirigenti socialisti europei la «guerra irruppe come un fulmine a ciel sereno», disintegrando la convinzione, molto diffusa tra gli esponenti del movimento operaio, che gli interessi economici globali del capitalismo richiedessero buoni rapporti tra gli Stati. A ciò si aggiungeva la fiducia riposta nell’azione politica della Seconda Internazionale che nel decennio precedente in più occasioni aveva dimostrato di essere in grado di mobilitare i lavoratori contro la guerra.
Ma nei giorni e nelle settimane successive all’inizio delle ostilità la maggioranza dei partiti della Seconda Internazionale approvarono i preparativi di guerra dei rispettivi paesi, decretando così la fine della Seconda Internazionale.
Nel primo anno l’opposizione alla guerra fu estremamente debole, riguardava minoranze socialiste presenti in Inghilterra, Germania, Francia, i bolscevichi e i menscevichi in Russia. Tra i partiti solo il Partito Socialista Italiano si oppose all’impegno bellico, non modificando la propria posizione nemmeno quando il governo Salandra e Vittorio Emanuele III, abbandonando l’iniziale neutralità, decisero l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Triplice intesa.
Immediatamente dopo l’inizio del conflitto i socialisti italiani tentarono di ricomporre le relazioni internazionali tra i partiti socialisti ormai divisi dal sostegno concesso ai rispettivi paesi in conflitto ma senza ottenere alcun risultato. Fu proprio la Direzione del PSI a decidere la convocazione di un congresso internazionale di cui si assunse l’onere organizzativo il militante svizzero Robert Grimm.
Il convegno si tenne tra il 5 e l’8 settembre del 1915 a Zimmerwald, un villaggio nei pressi di Berna; vi parteciparono 38 delegati provenienti in particolare dalla Germania, Italia, Polonia e dall’esilio russo.
In questa occasione si riunì intorno a Lenin, figura ancora poco conosciuta in ambito internazionale, un gruppo di sinistra che rivendicava una netta distinzione dai socialisti maggioritari che avevano votato i crediti di guerra e l’avvio di un processo rivoluzionario in Europa, che solo poteva garantire la fine del massacro in atto.
Dopo un acceso dibattito la posizione della sinistra venne respinta dalla maggioranza dei convenuti ma fu trovato un punto di mediazione sulla denuncia del carattere, come dicevamo, imperialistico della guerra e sulla mobilitazione operaia per una «pace senza annessioni e riparazioni».
Il diffondersi dell’opposizione alla guerra e la rapida crescita del movimento di Zimmerwald resero necessaria la costituzione di un organo di coordinamento, il Comitato Internazionale di Berna, e di organizzare un’altra occasione di confronto tra gli aderenti.
Tra il 24 e il 30 aprile del 1916 si tenne una nuova conferenza a Kiental, in questa occasione la sinistra zimmerwaldiana propose la costituzione di una nuova internazionale. La proposta, sostenuta soprattutto dai bolscevichi, fu respinta ma fu ribadita la condanna della guerra imperialista e l’impegno per la mobilitazione dei lavoratori per la pace immediata e senza annessioni.
Nei mesi successivi e soprattutto nel 1917 l’opposizione popolare alla guerra crebbe considerevolmente in gran parte dei paesi belligeranti. Nel marzo del 1917 Nicola II Romanov fu costretto ad abdicare e il 7 novembre dello stesso anno il potere in Russia passava ai Soviet, mentre in tutta Europa e non solo sembrava manifestarsi una diffusa disponibilità rivoluzionaria di massa.
Ma con il radicalizzarsi dello scontro sociale e politico il movimento zimmerwaldiano andò spegnendosi e a distanza di meno di due anni dalla terza conferenza, che si era tenuta a Stoccolma tra il 5 e il 12 settembre del 1917, venne fondata la Terza Internazionale, si apriva un nuovo e fondamentale capitolo della storia del movimento operaio.
La vicenda fin qui sommariamente riassunta viene narrata dalla mostra curata dal Centro Filippo Buonarroti a partire da termini e concetti centrali per la comprensione degli eventi (nazione, nazionalismo, imperialismo …); viene ricostruito lo svolgersi del conflitto sui fronti occidentale e orientale tra il 1914 e il 1915. Segue l’esposizione delle posizioni assunte dal movimento operaio di fronte ai conflitti armati del primo quindicennio del ‘900: dalla lotta per la pace dichiarata dalle tribune dei congressi della Seconda Internazionale che si svolsero a Stoccarda nel 1907, a Copenhagen nel 1910 e a Basilea nel 1912, all’adesione di gran parte dei partiti socialisti ai preparativi bellici dei rispettivi paesi all’indomani dello scoppio del primo conflitto mondiale.
Vengono riassunte le biografie dei principali artefici dell’opposizione zimmerweldiana (Robert Grimm, Giacinto Menotti Serrati, Costantino Lazzari, Lenin, Giuseppe Amedeo Modigliani, Oddino Morgari, Angelika Balabanoff), precisate le fase preparatorie e i contenuti del dibattito che si svolse nel corso delle conferenze internazionali contro la guerra: durante la Conferenza di Lugano del settembre 1914, quella delle donne socialiste del marzo 1915, di Zimmerwald, Kientel e Stoccolma che segna la fine del movimento di Zimmerwald, della speranza di rifondare la Seconda Internazionale, in realtà devastata dal quel socialpatriottismo che aveva subordinato l’azione dei maggiori partiti socialisti europei agli interessi delle rispettive borghesie nazionali.